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domenica 8 febbraio 2015

LA SCiENZA DEL CONDIZIONAMENTO. Come esattamente le "convinzioni" installate a partire dall'infanzia vengono mantenute (e rinforzate...) dall'esterno.

PRIMA DI TUTTO BISOGNA COMPRENDERE CHE IL SONNO NEL QUALE VIVE L'UOMO NON È UN SONNO NORMALE, MA IPNOTICO.
L'UOMO È IPNOTIZZATO.
E QUESTO STATO IPNOTICO È CONTINUAMENTE MANTENUTO E RINFORZATO IN LUI.
(G. I. Gurdgjieff)

 

Il corpo fisico e la "personalità" sono influenzati dalle "convinzioni" (culturali, sociali, familiari) che sono "installate" a partire dall'infanzia e poi costantemente "riverberate".

I cani di Pavlov sono stati condizionati associando due cose costanteMente: quando veniva servito il pasto, veniva suonato un campanello.

L'Associazione è andata avanti al punto che i cani erano convinti che fosse l'ora del pasto al suono della campanella.

IVAN PAVLOV E IL RIFLESSO CONDIZIONATO (il trigger point, o grilletto)


Ivan Petrovič Pavlov (1849 – 1936) è stato un fisiologo, medico ed etologo russo, il cui nome è legato alla scoperta del riflesso condizionato, da lui annunciata nel 1903, dimostrando che il sistema nervoso svolge un ruolo dominante nel processo digestivo (scoperta alla base della moderna fisiologia della digestione.
Nei suoi studi sulla regolazione delle ghiandole digesitive, Pavlov diede particolare attenzione al fenomeno della “secrezione psichica”: notò infatti che facendo vedere ad un animale del cibo, le ghiandole iniziavano il loro funzionamento, se lo stimolo visivo veniva tolto, esse cessavano la loro secrezione.

Le ricerche di Pavlov sulla fisiologia della digestione lo portarono a definire una vera e propria scienza sul riflesso condizionato, detto anche condizionamento classico, o pavloviano.
Il condizionamento classico si verifica quando uno stimolo neutro diventa un segnale per un evento che sta per verificarsi. Se viene a crearsi un'associazione tra i due eventi possiamo parlare di stimolo condizionato per il primo evento e stimolo incondizionato per il secondo.

L'esperimento più significativo in questo senso è quello che è passato alla storia come "Il cane di Pavlov".
In questo esperimento Pavlov fa precedere all'azione di dare del cibo a un cane il suono di un campanello; nella prima fase dell'esperimento Pavlov fa suonare il campanello e non rileva nessuna secrezione salivare nel cane, in seguito gli fornisce la carne e lo stimolo viene attivato.
Nella fase successiva il campanello viene fatto suonare mentre al cane viene dato il cibo.
Infine nella terza fase viene rilevato uno stimolo salivare già al solo suono del campanello: il cane associa al suono del campanello l'arrivo del cibo e ciò provoca in lui una secrezione salivare, l'acquolina in bocca, appunto.

Il campanello diventa quindi lo stimolo condizionato, di ciò che solitamente avveniva solo per stimolo diretto (incondizionato). Dopo molti esperimenti sui processi digestivi, Pavlov intuì come alcuni stimoli che non sono direttamente collegati al cibo, possano generare secrezioni salivari note comunemente come "acquolina in bocca"; poté quindi dimostrare che il cervello controlla i comportamenti non solo sociali, ma anche fisiologici.

mercoledì 6 agosto 2014

CONOSCERE E GESTIRE I FILTRI DELL'EGO (parte I)


Come umani, siamo capaci di "interpretare" la realtà esattamente all'opposto di com'è, oppure vederla per quello che è realmente.  
Qual'è la differenza che fa la differenza? 
Dipende tutto dall'Ego e dai "filtri" che l'Ego applica agli stimoli (imput) sensoriali che transitano dal nostro cervello. 
Filtri di significato, filtri di giudizio.

Siamo una macchina biologica progettata per sopravvivere in un mondo duro e selvaggio, per cui gli organi di senso "scannerizzano" il mondo in maniera "neutrale" col compito di trasmettere al cervello informazioni (imput) per permettere al meglio la sopravvivenza con meno errori possibili. Gli organi di senso nascono già limitati (per cause genetiche, anatomiche, fisiologiche, eccetera), quindi ciò che esiste "la fuori", ciò che percepiamo come "reale" è un'interpretazione di ciò che ci arriva limitato a causa del limitato range di funzionamento.

Per di più, ciò che arriva al cervello - per poter avere un senso - deve prima essere interpretato dal "cervello ricevente" al fine di ricostruire un'immagine o un suono; gli imput devono essere contestualizzati (nel tempo, nello spazio, rispetto a chi sono, eccetera) prima che il "cervello ricevente" spedisca il pacchetto completo dei dati al "cervello reagente" o "operativo". 
Potete vederlo a tutti gli effetti come l'invio di dati via email, a cui viene necessariamente - per completare il significato - allegata (attachment) un'emozione. 
Solo così le cose che accadono "fuori" acquisiscono un significato "dentro". 
Ecco come facciamo a pensare che ciò che viviamo come reale è reale...
...Ma anche no! 
Perchè sono molti i processi cognitivi interni che modificano ulteriormente la "neutralità" delle informazione (già limitate) che ci arrivano. Questi processi cognitivi sono assimilabili a tutti gli effetti a "filtri", che si sono sviluppati nel corso dei millenni perchè necessari alla sopravvivenza; per massimizzare l'esperienza e diminuire l'uso di (preziose) risorse cerebrali.
Questi "filtri" generalizzano, cancellano o deformano l'esperienza falsando il significato che gli diamo. E tutto questo avviene senza che ce ne accorgiamo.

Un esempio di generalizzazione? Abbiamo aperto molte porte e abbiamo aperto molti libri nella nostra vita. Dopo un certo numero di "esperienze" con le porte, il cervello generalizza l'esperienza creando il concetto generale di porta. Pur non avendo esperienza di tutte le porte esistenti al mondo, il cervello si crea la sua "immagine" di porta. 
Un esempio di cancellazione? Mentre state leggendo queste parole e siete focalizzati sulle parole, vi rendete conto che il cervello - pur sentendole - ha "spento" le sensazioni che giungono dal vostro piede destro?L'avete sentito adesso? Il cervello, avendo poche risorse preziose a disposizione, rende "inconsapevole" quelle parti che non sono necessarie alla sopravvivenza. 
Così, il piede è li, ma le sensazioni del piede non raggiungono la consapevolezza del "qui-ed-ora".

Al di là dei "filtri" che nascono con noi (metaforicamente le "applicazioni" del sistema operativo caricato "in fabbrica"), la stragrande maggioranza dei filtri sono acquisiti a partire dall'infanzia, a partire dai 2-3 anni. Questi programmi (o software o "applicazioni", come quelle degli smartphone) vengono inconsapevolmente istallati da chi ci ama di più: i genitori e i parenti, ma anche da chi ci educa (e pretende di amarci) come la scuola, lo stato, la chiesa (la religione in particolare) eccetera.
L'installazione avviene quando un comportamento, un atteggiamento, una frase, un idioma o una convinzione (etica, morale o religiosa) viene ripetute all'infinito (cioè quando ci sono le condizioni per trasformare una memoria a breve termine in una memoria a lungo termine).
E più vengono ripetute più profondamente si installano nell'inconscio, da dove influenzano la consapevolezza e l'interpretazione della realtà.
 La conseguenza qual'è?? 
Proprio per il profondo livello in cui vengono installati ed agiscono (livello inconscio), siamo totalmente inconsapevoli che esistono questi "programmi" e "filtri" in azione. Quando un "programma" e/o "filtro" si manifesta, quindi, o non ci facciamo caso oppure ce ne accorgiamo solo dopo che si è manifestato. Cioè non solo non ne siamo consapevoli, ma ci viene a mancare la possibilità di scegliere o meno la sua "manifestazione", la sua applicazione.

Questo è il motivo per cui tante "filosofie spirituali" (leggi Religioni) ci descrivono come "dormienti": nasciamo dormendo, viviamo dormendo, moriamo dormendo. 
Dormiamo in quanto inconsapevoli di cosa sia davvero la realtà, che ci arriva totalmente "filtrata"..Questa serie di programmi complessivamente viene etichettato come "EGO".Ed è la causa di tutti i problemi dell'essere umano


... Valutate la relatività delle vostre realtà soggettive, in attesa della seconda parte......


mercoledì 26 marzo 2014

LA MAPPA E IL TERRITORIO: una via flessibile al "dialogo" (parte prima)


"Ci sono due modi di scorrere facilmente attraverso la vita: credere a tutto o di dubitare di tutto. Entrambe ci salvano dal pensare."
 (Alfred Korzybski)

Permettetemi di raccontare una favola. 

La favola di Ignác Fülöp Semmelweis (1818-1865), medico Ungherese conosciuto come il "Salvatore delle Madri". Fin dall'inizio del suo assistentato in Ostetricia, il giovane medico dedicò tutte le sue energie al lavoro in corsia e a continue autopsie, ossessionato dall'elevato numero di decessi delle partorienti per "febbre puerperale". Tutte le autopsie mostravano gli stessi segni patologici, e lui studiava il fenomeno nel tentativo di capire, prevedere e curare la malattia.
La sua prima ipotesi prendeva in considerazione l'aria mefitica delle città (in piena rivoluzione industriale), ma raccogliendo dati sulla mortalità delle puerpere in città, in campagna ed in ospedale, scoprì che la mortalità era maggiore in ospedale.
La sua seconda ipotesi riguardava la morte per autosuggestione, a causa del prete della cappella dell'ospedale che - per dare l'estrema unzione - passava scampanellando per i corridoi.
Poi giunse un'ipotesi rivoluzionaria per l'epoca: la febbre puerperale veniva trasmessa da medici e studenti dell'ospedale. Loro infatti svolgevano autopsie a mani nude e,  immediatamente dopo, visitavano le partorienti in corsia, senza lavarsi le mani.
La conferma della sua "teoria"? Imponendo il lavaggio delle mani, la mortalità passò dall'11% all'1%...
Era il 1847 (14 anni prima dell'Unità d'Italia) e nè risultò una "teoria" sconvolgente, osteggiata proprio dai medici che, per principio, rifiutavano di accettare l'idea di essere essi stessi gli "untori".

Vi state chiedendo qual'è la morale di questa favola? Ebbene, in quel momento storico i batteri e i virus non esistevano !
Mi spiego meglio: nessuno credeva all'esistenza dei batteri. Ci vorranno più di 40 anni perchè la "sconvolgente ipotesi" venga accettata e applicata in modo generalizzato (senza mancare, nel frattempo, di mietere altre illustri vittime). 
Così, l'ipotesi di Semmelweiss gli ha fatto guadagnare l'onore ad vitam nei libri di medicina ma - ironia della sorte - ai suoi tempi gli procurò l'allontanamento dall'ospedale, l'ostracismo del mondo medico e il ricovero in manicomio (1865) dove morirà a causa delle percosse subite...
...Nessuno è profeta a casa sua...

Questa favola è ovviamente una metafora per introdurre l'argomento di oggi: il lavoro del filosofo Alfred Korzybski (1879 - 1950).
Egli dimostra che gli esseri umani sono limitati nelle loro conoscenze a causa delle limitazioni (genetiche e strutturali) degli organi di senso e del sistema nervoso, nonchè dalla struttura stessa del linguaggio. 
Per Korzybski, il cui lavoro si basa su solide e indiscusse scoperte scientifiche, noi esseri umani non abbiamo un accesso diretto alla conoscenza della realtà, ma piuttosto accediamo a "percezioni limitate" e ad un insieme di "convinzioni e/o credenze" che la Società ha frainteso come "conoscenza diretta della realtà", dimostrando così che non esiste un qualcosa chiamato "esperienza oggettiva".  
Lo spiego meglio: non esiste un'unica "realtà oggettiva", ma tante "realtà soggettive".

Facciamo degli esempi partendo dalla scienza.
L'orecchio è capace di percepire onde sonore comprese tra i 20Hz e i 20KHz, ma la sua "struttura" (genetica, anatomica, eccetera) ci rende incapaci di percepire gli infrasuoni e gli ultrasuoni.


Ma ciò non vuol dire che infrasuoni e ultrasuoni "non esistono". Ci sono, esistono, ma giungono ad un organo di senso "incapace di trans-durre" questi segnali in sensazioni coscienti. (Per avere "prova" della loro esistenza usate un fischietto per cani, e vedete la loro reazione!).
Al di la dei limiti percettivi - anatomici e genetici - tutto ciò che danneggia l'orecchio o le vie nervose che portano il segnale al cervello o le zone del cervello che lo elaborano, può modificare la percezione che abbiamo di quel suono o limitare/cambiare/deformare ciò che udiamo.

E cosa, esattamente, ci permette di distinguere un suono che percepiamo piacevole da uno che percepiamo sgradevole? Semplice: interpretiamo il suono che ci arriva usando come "filtri accessori" (filtri di giudizio e critica) ciò che deriva dalle nostre esperienze personali e dal modo in cui siamo stati educati (etica, morale, religione, eccetera).  
Così, per me il jazz è gradevole ma per te è spazzatura, mentre per te il rap è poesia ma per me è cacofonico.


Un'altro esempio: gli stimoli luminosi percepibili dall'occhio umano sono solo una piccola porzione, in quanto il nostro spettro ottico è limitato ad alcune lunghezze d'onda (all'incirca tra 390 e 760 nm). Così, siamo incapaci di percepire infrarosso e ultravioletto.

Ma anche se siamo incapaci di vederle, non vuol dire che non esistono! Non possiamo mettere in dubbio la loro esistenza in quanto esistono apparecchiature elettroniche in grado di "trans-durre" un qualsiasi segnale da impercepibile a percepibile. 

Allo stesso modo, non possiamo sentire le onde radio a meno che non usiamo un "trans-duttore" (il ricevitore radiofonico), e lo stesso vale per il segnale che viene "trans-dotto" dal televisione. 
Ma non per questo crediamo che quelle onde - quei segnali impercepibili - non esistono ! Siete daccordo, no?

Così, per Korzybski, gli esseri umani sono incapaci di sperimentare il mondo direttamente; ci riescono esclusivamente attraverso astrazioni (impressioni non verbali che derivano dal sistema nervoso) e attraverso indicatori verbali derivati ed espressi dalla lingua parlata/scritta.
A queste limitazioni anatomiche e genetiche, però, dobbiamo aggiungere i "filtri accessori" che abbiamo menzionato.
Questi filtri sono funzione dei "centri di elaborazione" (funzioni cerebrali superiori) i quali hanno il compito di dare un significato alla vita mentre la viviamo. I centri cerebrali rispondono a "programmi" genetici di sopravvivenza e procreazione della specie (cervello UNO E TRINO); li potremmo metaforicamente indicare come gli "amministratori unici" del sistema.

Siccome le risorse cerebrali del "qui ed ora" (coscienza, consapevolezza) sono limitate, gli amministratori unici massimizzano l'esperienza che facciamo della vita generalizzando, cancellando o deformando ciò che ci succede.
Per esempio: tutti sappiamo cos'è una porta. Ne abbiamo viste ed incontrate nella nostra vita sin da quando eravamo piccoli. Ma non le abbiamo incontrate tutte.
Possiamo affermare che la nostra esperienza è stata limitata ad un numero discreto di porte, e queste sono state q. b. (quanto basta, come in cucina) per generalizzare il concetto di porta. 
Ora sappiamo cos'è e qual'è la funzione e siamo capaci di interagire sulle porte in maniera generalizzata. Ed è il motivo per cui i bimbi piccoli devono compulsivamente aprire tutte le porte al posto vostro (chi ha bimbi piccoli capisce :) ). 
Rendiamoci conto che di quel poco di "sensazioni" (imput sensoriali) che percepiamo, tutti subiscono uno di questi tre processi:
1) Generalizzazione
2) Cancellazione
3) Deformazione

... Valutate la relatività delle vostre realtà soggettive, in attesa della seconda parte...

lunedì 17 marzo 2014

VAMPIRI ENERGETICI DI PRIMO, SECONDO E TERZO TIPO

"Quando guardiamo una persona, in realtà non vediamo quella persona: pensiamo soltanto di vederla. Riceviamo un'impressione e ci atteniamo a quell'impressione, continuando a guardare quella persona attraverso il filtro di quell'impressione. E questo lo facciamo quasi con tutto e tutti."


(A. De Mello)



Chi non conosce i vampiri e il Conte Vlad (Dracula), il più famoso di tutti? 


I vampiri sono divenuti figure predominanti del genere horror in seguito all'influenza delle superstizioni presenti nell'Europa dell'Est (anche se la credenza dei vampiri potrebbe risalire alla preistoria) e sono sfruttatissimo oggetto della letteratura dai tempi di Bram Stoker (1897).



Questi esseri nè morti nè vivi (“non morti”) sopravvivono nutrendosi dell'energia vitale di altre creature, generalmente sotto forma di sangue - e non a caso: l'antica Medicina Tradizionale Cinese considera il sangue - XUE - “energia vitale” in quanto intrinsecamente connesso al QI (energia vitale per eccellenza).

Coloro che ricevono il morso del vampiro o si trasformano a loro volta in vampiri o ne divengono “schiavi”.



Ultimamente, in seguito al trionfo di film e libri sui vampiri questo tema è tornato d'attualità, con l'introduzione del termine “vampiri energetici”. 
Ma che cosa sono? E quanti tipi ce ne sono? 
A queste e ad altre domande, Caro Affezionato Lettore, troverai risposte a mano a mano che andrai leggendo.


Ma partiamo da dati di fatto.
E' scientificamente noto che siamo fatti di energia: per la fisica quantistica la materia in quanto tale non esiste, e gli atomi e le particelle subatomiche di cui i nostri organi e tessuti sono fatti  sono energia concentrata (“coagulata” o “collassata”). E' altrettanto noto che il cervello (come il cuore) ha un'attività elettrica - e quindi un campo magnetico - misurabile. La stretta connessione tra "campo elettrico" e "campo magnetico" è definito dalle quattro equazioni di Maxwell e alla forza di Lorentz, che insieme definiscono formalmente il campo elettromagnetico e ne caratterizzano l'interazione.

In parole povere:
SIAMO UN CAMPO ELETTROMAGNETICO CHE INTERAGISCE - SECONDO LEGGI FISICHE - CON ALTRI CAMPI ELETTROMAGNETICI

Il cuore invia impulsi elettromagnetici al cervello tramite una connessione neuronale (ed energetica) così è facile intuire che le emozioni esercitano un enorme potere sul corpo umano ed influenzano le nostre convinzioni, i nostri pensieri e le nostre azioni. 
L'influenza è positiva se proviene da emozioni positive (gioia, amore, pace, eccetera) e amplifica il campo elettromagnetico; ma l'effetto è il contrario per quelle negative (odio, rancore, eccetera), che ne riducono dimensioni e potenza.

Adesso torniamo a definire i "vampiri energetici" di I, II e III tipo. 
Essi sono individui che hanno un campo elettromagnetico piccolo, carente e manchevole. 
Questa manchevolezza ha radici nella personalità che hanno sviluppato, nel tipo di programmazione sociale e familiare che hanno ricevuto, che crea imponenti "vuoti interiori". 
Così, per sentirsi potenti e riempire i loro vuoti, hanno la necessità di nutrirsi della forza vitale degli altri. Di solito le "vittime" vengono scelte  per la loro semplicità o per la loro "magnanimità": sono individui dall'animo buono, predisposti al sacrificio e/o all’accudimento dell'altro. Spesso hanno un "profilo di dipendenza" o sono a loro volta portatori di un vuoto interiore che cercano di colmare mediante il consenso e l'affetto che ricevono dall'esterno. Ma non sempre è così: spesso il vampiro ricerca personalità forti e positive, con un maggior bagaglio di energie da intaccare. 

Il vampiro per esercitare la sua azione non può fare tutto da solo ne può imporre alla sua vittima di essere vampirizzata, no? Piuttosto ha bisogno della sua partecipazione attiva e volontaria e la sua sottomissione psicologica tramite la manipolazione mentale. Ma è possibile per la vittima di turno essere così disponibile, arrendevole e accondiscendente?
Si. Bastano pochi gesti di "finta empatia" per nutrire nella vittima una bramosia di approvazione e/o accettazione e alimentare la falsa speranza in poter avere un "rapporto tra eguali", che non potrà però mai avere luogo.



Così - alla ricerca di qualcosa che riempia quel vuoto - si sottomette per essere accettata e amata, si sottomette per paura della solitudine o per paura di essere abbandonata e perdere una persona importate della nostra vita. Questa paura, sintomo di un amore malsano,  vale tanto per i vampiri quanto per gli altri.


Infatti la mancanza di autostima e di amore sano per se stessi genera un pericoloso meccanismo di accettazione passiva delle dinamiche imposte dal vampiro, che manipola l'altro facendo leva sul bisogno di accettazione.




La vittima preferisce subire piuttosto che sopportare l’idea di essere lasciata (paura del rifiuto, della solitudine, di non essere amati) e pensa di essere incapace di sopportare la perdita. 

Molto spesso il desiderio di totale ‘fusione’ con l’altro spinge la vittima a fare ed accettare qualsiasi cosa pur di proteggere la vicinanza con un’altra persona, anche se significa annullarsi come individuo. Il vampiro pertanto può esercitare liberamente il suo gioco in quanto la vittima 
idealizza il suo carnefice ed è proprio quest’idea che l'allontana dalla realtà e le fa ignorare le prove schiaccianti di un evidente meccanismo vittima-carnefice. 

Alimenta la falsa speranza che il mostro non sia un mostro, ma solo una persona che va aiutata e accettata così com’è. Anzi, la vittima è convinta che il suo amore potrà cambiare l'altro...



... Suona tipico delle storie alla base di molti femminicidi o di atti di violenze sulle donne, vero?




Molte vittime, a proposito del loro legame con tali personaggi, ne parlano come una sorta di ‘incantesimo’ da cui non riescono a liberarsi... Ma non esiste nessun incantesimo: le vittime scelgono di accettare determinate condizioni alla luce delle dinamiche e delle paure sopra elencate. Scelgono di dare all'altro il potere di avere un potere su di loro.
Il potere di farle felici, il potere di dare un significato alla loro vita, il potere della speranza, eccetera.


Perchè esistono vampiri energetici di tre tipi? Perchè non tutti i vampiri sono consapevoli di ciò che fanno...

VAMPIRO DI I TIPO: è una persona con vuoti interiori che non ha consapevolezza di averli, ovvero non ha consapevolezza di manipolare mentalmente gli altri per succhiare loro l'energia per colmare i vuoti. E' quindi privo di colpa, perchè non conosce alternative.

VAMPIRO DI II TIPO: a differenza del primo tipo, conosce i suoi vuoti e vampirizza le sue vittime con consapevolezza. Probabilmente potrebbe riempire i vuoti in altra maniera, ma si crogiola nel piacere della manipolazione dell'altro.


VAMPIRO DI III TIPO: come il secondo tipo, è consapevole dei suoi vuoti, è consapevole che può vampirizzare le sue vittime MA si "riempie" in modo diverso, ovvero impara a riempire i suoi vuoti per liberarsi dal giogo della dipendenza dell'energia dell'altro. Potremmo definirlo un "vampiro pentito"; egli si rivela un formidabile scanner di vampiri; riconosce le loro tecniche e sa come combatterle efficacemente; insegna ad altri come proteggersi.



Il mondo è probabilmente pieno di individui così. Ma ci sono molti modi per proteggersi dalla loro azione.
Fondamentale risulta accettare il fatto che siamo prigionieri di qualcuno, anzi, ci siamo resi auto-prigionieri di una illusione. Questo è il punto di partenza per 
il lavoro sull'autostima, recuperando amore e rispetto per se e recuperare la propria dignità e valore personale. Ricordate: l'amore vero non è dipendenza, e se avete paura di perdere qualcuno quello non è amore.Se non ci riuscite da soli, può essere prezioso farsi aiutare da amici più forti o da un gruppo. 

Solo quando decidiamo di amarci veramente possediamo gli strumenti per andare oltre la paura della perdita, spezzando le dipendenze della nostra vita e colmando i vuoti che ognuno ha. Buona vita ;)

"La consapevolezza è il distacco da situazioni e persone che ci rubano troppa energia."
(A. De Mello)


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/abilita/frase-154866?f=a:1977>

lunedì 10 marzo 2014

Egoismo, altruismo e amore "condizionato" (parte seconda)




Nel precedente articolo ho sostenuto che tutto quello che facciamo lo facciamo per egoismo (raffinato o meno che sia).

Tra tutte, la peggior forma di egoismo è il sentirsi obbligati a fare qualcosa di buono per fuggire il dolore o il senso di colpa o la paura.

Ma paradossalmente, fare del bene in queste situazioni non ci fa sentire bene, tutt'altro! Infatti, se da un lato si compiono sacrifici in nome dell'amore, dall'altro ci lamentiamo che questi sacrifici ci fanno soffrire.
Ecco il peggior esempio di carità: amare e fare del bene per evitare (o "anestetizzare") il senso di colpa....

Ad essere totalmente sinceri a noi piace dimostrare di essere più forti degli altri, fino al punto di ferirli gli altri... E tutti siamo in qualche modo attratti dal sangue e ci piace vedere spettacoli dove uomini feriscono altri uomini, ma....
MA .... 

.... non ci piace sapere e o vedere che siamo noi a far male; cioè, non ci piace perchè se siamo consapevoli del male che abbiamo fatto ne usciamo feriti doppiamente.
Mi spiego: se sono colpevole di fare del male a qualcuno, avverto il senso di colpa che mi opprime, e in più gli altri pensano male di me e smetteno di apprezzarmi. Sconfitto due volte...

Ma com'è possibile? Qual'è la leva motivazionale in questo caso? Che cosa mi obbliga ad agire così?
Perchè, ad essere sinceri, non sono "proprio io" ad essere ferito....
Qui è l'EGO che viene ferito (di questo parleremo nei prossimi post), cosi che tra l'essere ferito e il senso di colpa l'EGO impone di scegliere il "minore dei mali": amare e fare del bene NON PER INDOLE BENEFICA o PER IL BENE DELL'UMANITA' ma per mero egoismo e con finalità precisa: anestetizzare il dolore e il senso di colpa.

Non ci credete ancora?
Un esempio lampante è la pubblicità di una ONLUS trasmessa in questi giorni sulle
reti televisive nazionali.
Una voce calda e premurosa mostra le immagini di un bimbo africano, il viso emaciato e coperto da crosticine e mosche, il torace scheletrico e la pancia gonfia (non "piena", ma gonfia...) e come ciliegina sulla torta ve lo mostrano mentre piange... 
Queste scene strazianti vengono volutamente mostrate in orari in cui o siete a tavola a mangiare o avete già finito e siete stravaccati sul divano a pancia piena (...E gonfia). In una situazione così non potete non sentirvi in colpa, a causa di ciò che SAPETE "avere" più di lui.
Ed ecco che l'ONLUS si propone come mediatore con l'EGO, e vi lancia un salvagente: un
magico numero verde e una piccola cifra in euro che, con modestissimo sforzo da parte vostra, anestetizza il senso di colpa.
Adesso, ma ci importa sapere chi è l'ONLUS? E ci interessa davvero sapere che fine fa il bimbo o che strada seguono i nostri soldi? Sia che i soldi vengano usati per comprare prodotti Nestlè, per le dosi di vaccino prodotte da Bill Gates e dall'Industria dei Farmaci, piuttosto che usati per riempire la tasche di burocrati o politici corrotti ... quello che veramente ci interessa è fondamentalmente ANESTETIZZARE IL SENSO DI COLPA...

Ora che ci riflettete, vi viene in mente qualcos'altro? 
In quante tragedie nazionali e internazionali i TG e vari altri programmi televisivi si propongono come mediatori tra il nostro EGO e il senso di colpa? Quanti numeri verdi? Quante "donazioni minime"? Quanta solidarietà evocata per supportare, per esempio, la ricerca scientifica su malattie rare?
... Quanta elemosina e quanta carità fatta per un motivo completamente diverso da quello che credevamo, vero...?


Non siete ancora completamene convinti?
Ecco un'altro esempio. 

Vi trovate ad un angolo di strada. Oppure siete al semaforo in attesa che scatti il verde. Il mendicante di turno vi approccia con cartelli con su scritto "Muoio di fame" o "Sono ammalato" o "Devo sfamare i miei 5 figli" oppure "Ho un debito con De Benedetti da 750 milioni" ... 
Magari zoppica vistosamente e si appoggia a delle stampelle, o è anziano. Così, la reazione immediata è andare alla ricerca di qualche spicciolo, se già non li avete a portata di mano. 
Bravi! Che previdenti che siete :)
Ma la vostra "pronta e spontanea reazione" (tutt'altro che spontanea...) funziona con il primo e il secondo; magari anche con il terzo di fila che incontrate. Ma alla vista dell'ennesimo mendicante e dell'ennesimo cartello è naturale sbuffare stufati: <<Ecchecavolo! Ma tutti a me oggi devono capitare???>>. 


Sono daccordo con voi. E' la ricetta perfetta per rovinare un bel gesto di carità...
E Si. Sono nuovamente daccordo con voi: non è un bel modo di svegliarsi....

Ma il primo passo verso il "risveglio" è proprio rendersi conto che NON E' piacevole. E poi, essere sinceri con noi stessi su un fatto innegabile: dormire e sognare è sicuramente più facile che svegliarsi. Così che vivere l'illusione di avere una scelta è molto meno doloroso per l'EGO che affrontare la verità; la verità sul fatto che noi non agiamo, ma "reagiamo"!  
 
Questa è la triste verità del sonno e della programmazione, perchè quando reagiamo siamo di fatto privati della possibilità di operare una scelta.


“Io sono un asino, tu sei un asino. Qual'è il problema?”
Mi sembra quasi di sentire i vostri pensieri, come un veggente che legge su una sfera di cristallo. Pensieri e riflessioni su quello che leggete ( non vi ha ancora risvegliato?)
Vi sembra tutto ridicolo o impossibile? Lo comprendo: è una reazione umana e fisiologica, studiata e confermata a livello filosofico, umanistico e scientifico.
Schopenhauer dimostra come ogni "verità" (o "convinzione")  attraversi 3 fasi:  
1) all'inizio si ridicolizza;
2) poi ci si oppone violentemente;
3) infine la si accetta per ovvia...

Riflettete su quanto leggete!
Sicuramente vi è già capitato nel passato. C'è già stato qualcosa, un tempo, che vi sembrava impossibile? Che avete ridicolizzato? O a cui vi siete inizialmente opposti per poi... 
...accettarlo nel vostro sistema di convinzioni?

Perchè se già lo avete vissuto, e se queste affermazioni sono vere, e se ciò che scrivo è vero, significa che tutto ciò che fate ed avete fatto per gli altri NEL NOME DELL'AMORE perseguiva DA SEMPRE l'interesse personale. 

ADESSO STOP! 
Fermati un istante.

Che sensazione ti da pensare a tutte le buone azioni che hai fatto, alla luce
di questa nuova  interpretazione terribilmente rivoluzionaria
Come ti senti adesso per tutto l'affetto e amore che credevi di aver profuso? 

Ecco... questa sensazione fastidiosa che senti... quasi dolorosa... è il motivo per cui adesso comprendi  perchè l'EGO si oppone violentemente. E perchè trova più appropriato e spontaneo (si fa per dire...) ridicolizzare certe idee piuttosto che confrontarsi con esse.
Perchè non è piacevole svegliarsi.
Anzi, lo ripeto: il primo passo in assoluto verso il "risveglio" è rendersi conto che NON E' piacevole.  La forza che serve il risveglio è tutta qui. 

Facci solo caso, e mentre lo fai, evita di criticarti o di giudicarti.
Nelle nostre reazioni EGOiche, "programmate", non siamo diversi da qualsiasi altro membro della razza umana. Ne migliori ne peggiori. Siamo uguali a tutti quanti, siamo allo stesso livello. Nella stessa barca e nella stessa "melma".
 

Il giudizio e la critica, così come il senso di colpa, smettono di avere un senso quando siamo tutti nella stessa me....lma :)

... Riflettici su, senza giudicare o criticare, in attesa di leggere la terza parte ;) 

Cosa impedisce il risveglio? Il velo di Maya e la zona di confort.



Tutti noi - senza esserne consapevoli - nasciamo dormendo, viviamo dormendo, ci sposiamo dormendo e muoriamo dormendo. Senza mai svegliarsi.  E' come se viviamo un grande inganno, un auto-inganno, dove ci inganniamo su ciò che crediamo sia vero.  

Lo dice a chiare lettere Arthur Schopenauer, il quale ha coniato il termine, "velo di Maya" basandosi su antichissimi presupposti provenienti dalla cultura e religione induista: egli sostiene che il velo di Maya ci impedisce di vedere che il nostro "vivere" è in realtà "sognare", e che questo sognare obbedisce a regole ben precise, valide per tutti, e profondamente inserite nei nostri schemi cognitivi e culturali.

E' facile prevedere che la prima reazione a quest'affermazione forte sia un netto rifiuto.  Magari è una vocina dentro di voi che esclama: <<Cooooosa?? Ma che cavolo stai dicendo? E' impossibile! >>. Oppure <<Sei matto!>>.

E' facile prevederlo perchè l'insieme delle nostre "convizioni" (ciò che crediamo di essere, ciò che crediamo sia vero) rendono il nostro mondo e la nostra realtà un "tutto congruente". Sono il "comodo calduccio" delle cose note, conosciute, date per scontate. Il comodo calduccio che ci mantiene nel sonno e ci fa persistere nell'unica alternativa che abbiamo: il sognare.
Da un lato non possiamo svegliarci se non siamo disposti a mettere in discussione l'intero sistema delle convinzioni (culturali, religiose, personali eccetera). Dall'altro non è piacevole uscire dalla "zona di confort", dal "conforto" del conosciuto. 

Infatti, per cambiare o pensare diversamente saremmo obbligati a utilizzare tempo, risorse ed energia, e una parte di noi (a cui piace dormire al calduccio) proprio non va di fare le cose diversamente da come è abituato a farle. Sarebbe faticoso.
Questa parte di noi (chiamiamola "EGO") si rifiuta di mettere in dubbio le cose in cui crede e proprio non gli va di avere torto. Si rifiuta di mettere in dubbio le cose a cui crede perchè percepirebbe una "mancanza" (essere diversi da ciò che siamo abituati ad essere), da cui deriva una "sofferenza".

Permettetevi di riflettere un momento su quanto spesso le persone hanno un pensiero, una supposizione o una convinzione su qualcosa nella loro mente e altrettanto spesso abbandonano ogni altra alternativa. Quasi come se avessero scoperto un certo tipo di cibo delizioso e decidessero di mangiare solo quello e non assaggiare più nient'altro. 
Da una parte ciò è rassicurante perchè le persone sono giunte saldamente ad una conclusione e pensano di non aver più bisogno di sprecare energia a pensare, analizzare e considerare altre cose come alternative. Questa è la "zona di confort"; il "conforto" del conosciuto. .
Ma dall'altro lato, che ne siate consapevoli o no, in questa modo ci precludiamo la libertà della comparazione. E quindi la libertà di scelta.

L'attività del  "sognare" nasce con noi, è "innata" (è, cioè, la nostra "unica realtà") e obbedisce a precise regole, valide per tutti indipendentemente dagli schemi cognitivi e culturali. Ma l'insieme delle idee e delle convizioni che rendono "congruente" il nostro mondo viene da fuori. Dall'esterno. 
Idee riguardo all'amore, alla libertà e alla felicità, solo per citarne alcune. 
Ora, quando assimiliamo un'idea esterna a noi, un'idea o una convinzione che viene da fuori, è come se veniamo programmati. E la "programmazione" include scelte obbligate. Mi spiego meglio: la programmazione esterna esclude ogni scelta che non sia già inserita nel programma.
"Reagiamo" ma ... non "agiamo"...

Capisco che non è facile ascoltare o leggere chi mette in discussione le vostre idee. Ma un lampo di verità vi illumina quando vi rendete conto che se una delle vostre idee/convinzioni viene attaccata o messa in dubbio la reazione "fisiologica", naturale, è che si rifiuta la cosa. Si rimane sbigottiti e si è pronti a combattere.
... combattere per un'idea che non ci appartiene, senza possibilità di scelta... 


Capite la portata di ciò che leggete, adesso? Questo basta per comprendere come le idee che hanno influenzato la vostra vita la rendono caotica e al contempo impediscono il risveglio?

Schopenauer e la religione indù anticipano di secoli i concetti che vengono oggi postulati alla base della "programmazione neuro-linguistica" (PNL), secondo la quale noi siamo i creatori della nostra realtà in base ai convincimenti profondi che abbiamo su chi siamo e ciò che crediamo possibile. 
E' ciò che crediamo possibile a dare significato alle cose che ci succedono nella vita: le nostre convinzioni (ciò che crediamo essere vero) sono filtri "colorati" che colorano tutto ciò che ci accade. E' un pò come avere degli occhiali con lenti colorate, di giallo per esempio, così tutto quello che vediamo è colorato o intriso del colore giallo. (questo argomento verrà approfondito in un successivo post).

Mi rendo conto che la prima reazione al solo pensiero di "cambiare" le nostre convizioni è la paura; capisco cosa significa temere la perdita delle cose familiari, note; i punti di riferimento che ci danno il "conforto" del conosciuto.  
Ma mi domando: quanto siamo disposti a mettere in dubbio le nostre verità? E quanto di ciò che abbiamo di più caro e familiare siete disposti ammettere in discussione?

Possiamo "svegliarci" solo se siete disposti a mettere in discussione l'intero sistema delle convinzioni (culturali, religiose, personali eccetera).  
Per il risveglio bisogna essere predisposti all'ascolto e all'auto-osservazione, privi di critica e di giudizio. 
Essere disponibili ad imparare qualcosa di nuovo su di voi. 
Integrare le informazioni in un nuovo modello, con convizioni conguenti e potenti.

Buon risveglio ;)